Riapertura del piano nobile del Museo Duca di Martina

Villa Floridiana - Sabato 21 maggio, ore 11

Il Museo Duca di Martina, nella Villa Floridiana di Napoli, è sede dal 1931 di una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative. Comprende oltre seimila opere di manifattura occidentale ed orientale, databili dal XII al XIX secolo, il cui nucleo più cospicuo è costituito dalle ceramiche.

Nel corso dell’ultimo anno il Museo e il Parco sono stati interessati da complessi lavori di consolidamento, di adeguamento impiantistico e di restauro, realizzati nell’ambito del Progetto “Attrattori culturali, naturali e Turismo” n. 10 del 28/6/2013, finanziato con fondi POIN FESR 2007/2013.


L’intervento di restauro
Nel Museo, gli interventi hanno consentito di recuperare ambienti storici di grande rilevanza, quali la “Gran Galleria”, la decorazione originaria e la volta dipinta, probabilmente da Giuseppe Cammarano, il pavimento in legno e i camini neoclassici in marmo bianco. Al piano terra è stato recuperato un altro ambiente originale della villa, la sala d’ingresso completamente ricoperta di decori policromi di gusto neoclassico.

Nel Parco della Villa Floridiana, tra le aree interessate dai lavori, è stata recuperata la terrazza del Belvedere nel suo assetto originale che consente una migliore fruizione del panorama, il restauro del tempietto dorico, “luogo di riposo” della duchessa di Floridia, il riassetto dell’esedra e dell’intera area del ‘Teatrino della Verzura’, al fine di poter rendere fruibile uno spazio di rilevante interesse pubblico.
I lavori sono stati eseguiti dalla Impresa Lande s.p.a.

La storia
La Villa Floridiana, già esistente nella prima metà del XVIII secolo, agli inizi dell’Ottocento apparteneva agli eredi di Cristoforo Saliceti, ministro di polizia del governo murattiano, nel 1817 furono costretti a svendere l’appezzamento al re Ferdinando di Borbone, che intendeva destinarlo a residenza estiva di Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di Floridia, sposata con nozze morganatiche in Sicilia nel 1814, tre mesi dopo la morte della regina Maria Carolina.
La ristrutturazione dell’intero complesso, che già comprendeva un piccolo casino (l’attuale Museo) ed una coffee-house (l’odierna Villa Lucia), fu affidata all’architetto Antonio Niccolini che, tra il 1817 e il 1819, progettò sia il rifacimento in stile neoclassico della palazzina che la riconfigurazione dei giardini all’inglese, secondo la moda del tempo.

Il Niccolini, sfruttando il naturale andamento del terreno, degradante verso il mare, ridisegnò le aree esterne, alternando grandi prati ad aiuole con quinte scenografiche “a boschetto” e terrazzamenti scoscesi. Invece, per le zone circostanti l’edificio principale adottò soluzioni più regolari e simmetriche in conformità con le caratteristiche stilistiche di gusto neoclassico. Ideò, inoltre, un teatrino all’aperto, un tempietto ionico, le serre ed alcune grotte per animali esotici, unici elementi architettonici ancora oggi esistenti nell’attuale area del Parco, che fanno percepire l’originaria atmosfera pittoresca.
Riguardo alla Villa, come si evince dalla pianta autografa del Niccolini conservata al Museo di San Martino, inglobando il vecchio casino Saliceti, concepì un edificio con corpo centrale rettangolare e due bracci perpendicolari e simmetrici, rivolti a settentrione, di cui quello occidentale di nuova costruzione. Inoltre, aggiunse, all’ingresso centrale dell’edificio una piccola area porticata, per la sosta delle carrozze, soluzione architettonica già adottata per il Teatro San Carlo. Per la facciata meridionale, che risultava su tre livelli per l’accentuata pendenza del terreno, il Niccolini elaborò per il piano seminterrato un basamento in pietra lavica con una scalinata marmorea a doppia rampa, che raccorda l’edificio al parco circostante, aprendosi sul suggestivo panorama della città.
Dopo la morte della duchessa, nel 1826, gli edifici monumentali ed il Parco subirono numerose trasformazioni da parte degli eredi fino al 1919, anno in cui la Villa venne acquistata dallo Stato e destinata a sede museale.

Le collezioni
La raccolta, che dà il nome al Museo, è stata costituita nella seconda metà dell’Ottocento, da Placido de Sangro, duca di Martina e donata nel 1911 alla città di Napoli dai suoi eredi.  Il duca, nato a Napoli nel 1829, apparteneva ad un illustre casato strettamente legato alla corte borbonica. Dopo l’unità d’Italia si trasferì a Parigi, dove iniziò ad acquistare oggetti d’arte applicata, entrando in contatto con i maggiori collezionisti europei, come i Rothschild.  Nel 1881 morì il suo unico figlio e l’intera collezione fu ereditata nel 1891 dall’omonimo nipote, conte dei Marsi, e tramite la moglie Maria Spinelli di Scalea, donata nel 1911 alla città di Napoli.

Il Museo si sviluppa su tre piani; al piano terra sono esposti, oltre al alcuni dipinti, avori, smalti, tartarughe, coralli e bronzi di epoca medievale e rinascimentale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri e cristalli dei secoli XV-XVIII, mobili, cofanetti e oggetti d’arredo; al primo piano è collocata la raccolta di porcellane europee del XVIII secolo costituita da nuclei delle più importanti manifatture del Settecento, Meissen, Doccia, Napoli e Capodimonte, porcellane francesi, tedesche ed inglesi. Infine, al piano seminterrato, è sistemata la sezione di oggetti d’arte orientale, tra cui notevole è la collezione di porcellane cinesi di epoca Ming (1368-1644), Quing (1644-1911) e giapponesi in stile Kakiemon ed Imari.


Informazioni
via Cimarosa 77 e via Aniello Falcone 171, Napoli. Tel. 081.5781776
e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
facebook.com/museoducadimartina – www.polomusealecampania.beniculturali.it

Orario: 8.30 - 19.00 Museo e Parco, Museo chiuso il martedì. La biglietteria chiude alle 18.15.
Ingresso: intero €4 – ridotto €2

  • Dove: Museo Duca di Martina - Napoli
  • Da: Sabato, 21 Maggio 2016
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