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La mostra sara' aperta con la presenza dell'artista nei giorni di ottobre 2015: 

giovedì 1, ore 15 - 18 
sabato 3, ore 15 - 18.30 
lunedì 5, ore 15 - 18 
martedì 6, ore 10 - 13 
martedì 13, ore 14 - 17 
venerdì 16, ore 15 - 18 
sabato 17, ore 17 - 19 
con letture di Valentina Carnelutti 
lunedì 19, ore 10 - 13 
giovedì 22, ore 15 - 18 
sabato 24 
laboratorio di disegno 
Il cielo da San Martino 
promosso dall'associazione 
amici di capodimonte 
ore 11.30 - 13.30 e 16.30 - 18.30 
giovedì 29, ore 10 - 18 

Con il patrocinio di EXPO 2015, e con la collaborazione del MiBACT e del Programma sperimentale per la cultura Sensi Contemporanei dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, Achille Bonito Oliva chiama a raccolta oltre quaranta artisti internazionali per un grande progetto espositivo, L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte, dislocato su tutto il territorio nazionale.

Il Polo museale della Campania aderisce alla manifestazione, ospitando in due sedi prestigiose le opere di  Maurizio Elettrico a Castel Sant’Elmo a Napoli ,  di Emiliano Maggi e di Matteo Fraterno alla Certosa a Padula.

Nella Certosa di Padula viene presentata l’opera di Emiliano Maggi Blue Nymph, ultima monumentale creatura del nuovo progetto performativo, The Nymphs Orchestra esposto per la prima volta nel 2014 al Mona Museum, in Tasmania. Maggi trasforma un tronco di 4 metri in uno strumento musicale sospeso tra passato ancestrale e presente tecno-rock, per far risuonare nel porticato del chiostro grande della Certosa il racconto senza parola del mito delle ninfe.  Attraverso l'intervento dal vivo dell'artista il legno assume nuova vita e superando la sua valenza puramente scultorea e spaziale, fa propria la dimensione immateriale del tempo e del divenire.

Durante i tre giorni di presentazione l’installazione si anima con il concerto-performance Il Dio degli alberi canta la Ninfa blu, che accompagna il programma di visite previste due volte al giorno, alle 11.00 e alle 15.00, a molte opere dell’importante collezione d’arte contemporanea, conservata nelle celle della Certosa, nata in seguito alla rassegna Le opere e i giorni, curata da Achille Bonito Oliva dal 2002 al 2004.

Nell’ultima settimana di ottobre verrà presentata, infine, la seconda installazione ospitata dalla Certosa di San Lorenzo nell’ambito del progetto espositivo L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte:
l’opera di Matteo Fraterno ispirata alla devozione popolare e ai santi patronali del territorio del Vallo di Diano.


Emiliano Maggi (Roma 1977) studia all’Accademia di Belle Arti di Roma per poi specializzarsi in Costume Design presso la Scuola Nazionale di Cinema di Roma. La sua poliedrica produzione spazia dalla performance alla produzione di gioielli, dal progetto musicale Estasy a lavori fotografici e pittorici. Nel 2011 vince (ex aequo con Tomaso De Luca) la seconda edizione del Premio Lum per l'Arte Contemporanea.
Tra le esposizioni collettive cui ha partecipato, si ricordano:
Subway Dreams, the Newsstand & Nero magazine for the Art Book Fair, NY; Vision & Prayer, Lorcan O'Neill Gallery, Roma (2013); Les intermittences du coeur Ex Elettrofonica, Roma (2012) ; Regeneration, Macro, Roma (2012); Patria Interiore, Goldent Threat Gallery, Belfast (2012); Argenti Dominus Vulpes, Rongwrongallery, Amsterdam, 2011; When in Rome, Italian Culture Institute, Los Angeles (2011); Life is Art, Santa Rosa, California (2010); Danse Macabre, Nomas Foundation, Roma (2010); New Orleans Art Biennial, KKK projects gallery, New Orleans (2008).


PERCORSO DI VISITA ALLA COLLEZIONE D’ARTE CONTEMPORANEA DELLA CERTOSA
CELLA 1:  Sol LeWit, Wall-drawing, 2004 - Robert Gligorov, Prey, 2003-Franz West e Tamura Sirbiladze, Invenzione, 2004.
CELLA 2: Luca Maria Patella, De remediis utriusque fortunae, 2002 - Ousmane Ndiaye Dago, Femme Terre, 2004.
CELLA 3: Luigi Ontani, SanLorenzomARTIre'dapAdula, 2003 - Adrian Tranquilli, Hero, 2004.                        
CELLA 4: Alessandro Diaz de Santillana, Senza titolo, 2002 - Enzo Cucchi, Secco, 2004 - Alberto Garruti, Lastra d'oro, 2004  - Per Barclay,  Fonte, 2003.
CELLA 5: Giuseppe Zevola,   La regola e l'eccezione,  2003 - Pietro Capogrosso, Nella misura in cui (due pannelli), 2004 - Federico Fusi,  Modulazione 29. Il mio impegno siete voi redenti dal sangue di Cristo, 2003-2004                   
CELLA 7: Dino Innocente,   Lettere dalla memoria,  2002 e 2004 - Monica Biancardi,  Santi, 2004,
CELLA 10vLuca Pancrazzi, La cura del selvatico, 2002 - Carlo Benvenuto, Senza titolo, 2003.                   
CELLA 14: H.H. Lim,  La pazienza, 2002 - Renato Mambor,  Forma e contenuti, 2004.
CELLA 15: Jan Fabre, Sarcofago conditus,  2003 - Emilio Isgrò, Padrenostro delle formiche,  2004  - Mimmo Paladino e Toni Servillo, Non avrà un titolo,  2003 - Wainer Vaccari, Autoritratto allo specchio,  2004.

L’installazione Blue Nymph di Emilano Maggi sarà visitabile anche in occasione della XI edizione della Giornata del contemporaneo promossa da AMACI.
    

INFORMAZIONI
Sede:  Certosa di San Lorenzo, Padula, Viale Certosa, 1
pm-cam.padula.amm @beniculturali.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Date:       8 ottobre 2015 – gennaio  2016
Orario:     ore  9.00 -19.30 (ultimo ingresso 19.00) ; martedì chiuso
Ingresso:  Euro 4,00

Ufficio Stampa:
Polo museale, Simona Golia, tel. 081.2294478, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Certosa di San Lorenzo, Padula
La costruzione della Certosa di San Lorenzo ebbe inizio nel 1306 per volontà di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico. Il monastero, ubicato nel pianoro dominato dal centro antico di Padula, è uno dei più grandi d'Europa: la superficie totale supera i 50.000 mq di cui oltre 30.000 di  superficie coperta.
                            
La Certosa venne fondata non solo per rinsaldare il vincolo tra gli Angioini e il signore del Vallo di Diano, quindi per motivi diplomatici, ma anche per finalità pratiche. Il territorio di Padula, infatti, necessitava di una vasta opera  di bonifica delle paludi createsi in seguito alle piene del fiume Tanagro e l' Ordine certosino aveva conoscenze e capacità per impegnarsi anche in tale attività. Il cenobio è articolato secondo il rigido schema consolidatosi nel corso dei secoli, fin dalla costruzione dell'ordine, fondato nel 1084 da S. Brunone di Colonia, in Francia.

Perciò, anche qui venne realizzata una struttura che manteneva netta la distinzione tra la parte bassa, destinata ai contatti sociali, all'attività amministrativa, agricola e artigianale, e la parte alta, dedicata invece alla clausura e alla vita ascetica dei Padri. Il parco recintato costituiva l'orto comune del complesso, coltivato a vite e cereali, e misurava oltre 20 ettari. Lungo i viali ortogonali si alternavano siepi ed alberi da frutto, mentre nei punti di intersezione si trovavano slarghi circolari delimitati da elci, allori e cipressi. Il complesso monastico crebbe di dimensione e di importanza nel corso dei secoli, fino al dominio Napoleonico, quando gli ordini monastici vennero soppressi. Fu allora che la Certosa di San Lorenzo venne saccheggiata e spogliata di gran parte dei tesori accumulati nei secoli: i quadri, gli ori, gli argenti, le statue ed i volumi della ricchissima biblioteca andarono dispersi. Al termine del periodo francese i Certosini tornarono nel monastero, ma nel 1866, dopo un lungo periodo oscuro, si giunse alla definitiva soppressione.

La Certosa, pur dichiarata Monumento Nazionale dal 1882, è stata abbandonata per decenni ed utilizzata come carcere, lazzaretto, caserma, scuola e, addirittura, come campo di concentramento durante le due guerre mondiali. Dal 1982 la Soprintendenza di Salerno e Avellino (che ha gestito la Certosa fino al 2014) ha intrapreso il lungo e complesso lavoro di restauro e rifunzionalizzazione degli spazi che ha ricondotto l'antica struttura all'originario aspetto: dal 1998 il Monumento è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità; oggi, tra l'altro, ospita il Museo Archeologico della Lucania Occidentale, gestito dall'Amministrazione Provinciale di Salerno e una importante collezione di opere d'arte contemporanea dal titolo Le Opere e i Giorni, frutto della Rassegna internazionale svoltasi negli anni 2002-2004. Nel Desertum – ovvero il grande spazio verde che circonda la Certosa – alcune installazioni di opere d'arte contemporanea che hanno dato luogo alla manifestazione pluriennale dal titolo Fresco Bosco (2003–2006),  presentano diverse forme creative e offrono nuove suggestioni estetiche, promuovendo una innovativa lettura del paesaggio.

Nell’ambito del grande evento espositivo L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva, diffuso in tutta Italia con il coinvolgimento di oltre 30 artisti chiamati a realizzare opere ispirate al soggetto iconografico dell’albero della cuccagna, Maurizio Elettrico presenta, a Castel Sant’Elmo, un’imponente scultura da titolo Cibumdeorum, liberamente ispirata all’albero della cuccagna e ai suoi arcaici riferimenti ai riti di fertilità.

L’ installazione prende ispirazione dalla saga fantasy Lo scoiattolo e il Graal, in corso di pubblicazione, redatta da Maurizio Elettrico e fonte di una complessa serie di produzioni multimediali. Cibumdeorum è un opera dedicata al cibo e alla sua intima dialettica tra la vita e il suo godimento, in particolare, cercherà di restituire gli splendori delle tavole imbandite già presenti ne Lo scoiattolo e il Graal e di rievocare l’atmosfera di alcune visionarie descrizioni gastronomiche.  

L’architettura dell’opera si compone essenzialmente di un elemento femminile orizzontale, la grande tavola imbandita, e uno maschile verticale, l’albero della cuccagna vero e proprio, un pennone di circa sette metri di altezza, luoghi epifanici, dove si manifestano le presenze letterarie dell’immaginario dell’artista.

Gli oggetti che arrederanno questa struttura, realizzati in silicone e altri materiali, appariranno bizzarri e alieni, quasi che a mangiare su quella tavola non ci siano esseri umani ma dei o demoni. Un transumanesimo culinario che trova testimonianza nell’incredibile tavolata di compleanno del pontefice Paolo VIII - raccontata nel primo volume della saga Lo scoiattolo e il Graal - una creatura dai mille poteri soprannaturali e dagli infiniti appetiti:

‘La regale tavolata all’aperto consisteva in un velo d’acqua, un tapis roulant in cui i flutti purificati dello stesso Tevere scorrevano come quelli del più dolce ruscello, profumato con essenze di rose e iris. Su questa tovaglia di acqua corrente procedevano lentamente le ricche vivande. Ve ne erano perr tutti i gusti: insalate di cervelli di scimmia con zenzero e petali di rosa, tuberi lessati di topinambur, monstera, ninfea, dalia, asfodelo, conditi con aceto di mele e foglie di nasturzio, una salamandra del Giappone lunga due metri cotta in un brodo di bacche di corniolo e aromatizzata con rametti di abrotano, pitoni marinati in latte di yak fermentato, pastelle fritte con polpa di femore di rana, avannotti di anguilla edulcorati con sciroppo d'acero, carni di mammiferi preistorici con salse di sorbe, uova di gabbiano bollite in tè d’ibisco.’

La manifestazione si svolge con il patrocinio di EXPO Milano 2015 e vede coinvolti il Polo museale della Campania insieme alla Fondazione Morra con la Regione Campania. Il Polo museale della Campania aderisce alla manifestazione ospitando anche le opere di Emiliano Maggi e Matteo Fraterno alla Certosa a Padula.

L’esposizione viene presentata in occasione della XI edizione della Giornata del contemporaneo promossa da AMACI.

 

INFORMAZIONI
Sede:        Castel Sant'Elmo - Napoli, Via Tito Angelini, 22 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Date:        11 ottobre-11 novembre 2015
Orario:      ore 8.30-19.30; martedì chiuso
Ingresso:   € 5,00

A cura di   Achille Bonito Oliva

Visite guidate:  sabato 17 e giovedì 22 ottobre ore 10.30;   OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE tel. 081.440438;  e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ufficio Stampa
-Polo museale, Simona Golia, tel. 081.2294478, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.polomusealenapoli.beniculturali.it
-Fondazione Morra, Tel +39 081 5641655 / Fax +39 0815641494,  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.fondazionemorra.org

 

CASTEL SANT’ELMO
Le prime notizie relative a Castel Sant'Elmo lo indicano, intorno al 1275, come una residenza fortificata angioina, denominata Belforte; fu successivamente Roberto d'Angiò nel 1329 a volere l'ampliamento del palatium e l'incarico fu affidato a Tino di Camaino, allora impegnato nella costruzione della vicina Certosa di San Martino. L'attuale configurazione con l'impianto stellare a sei punte si deve invece alla ricostruzione cinquecentesca, voluta, tra il 1537 e il 1547, da Don Pedro de Toledo durante il viceregno spagnolo. Il progetto fu realizzato dall'architetto militare spagnolo Pedro Luis Escrivà. Il primo castellano di Sant'Elmo fu don Pedro de Toledo, cugino del viceré, morto nel 1558, il cui monumento funerario è conservato nella sagrestia della chiesa, situata sulla Piazza d’Armi del Castello. Il castello è stato spesso utilizzato nel corso dei secoli successivi come carcere, vi furono rinchiusi Tommaso Campanella, accusato di eresia e più tardi i patrioti della rivoluzione napoletana del 1799 come Gennaro Serra, Mario Pagano e Luigia Sanfelice. Dopo essere stato presidio borbonico è stato carcere militare fino al 1952. Successivamente la fortezza è passata al Demanio militare fino al 1976, anno in cui ha avuto inizio un imponente intervento di restauro ad opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania. I lavori hanno reso possibile il recupero dell'originaria struttura, rendendo visibili gli antichi percorsi, i camminamenti di ronda e gli ambienti sotterranei, dove è stato realizzato un grande Auditorium. Nel 1982 il complesso monumentale è stato affidato in consegna alla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli. Oggi il castello è sede degli uffici della Direzione del Polo museale della Campania .

Il Castello è stato sede negli ultimi trent'anni di numerose manifestazioni espositive di arte antica e contemporanea: Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Ritorno al Barocco, Battistello Caracciolo, Aeropittura, Fuori dall’ombra, Pino Pascali, Grande Opera Italiana, Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo, Castelli in aria, a cui vanno aggiunte le mostre dedicate alla fotografia e le manifestazioni sul fumetto. A Sant’Elmo si a svolge anche una intensa attività di rassegne musicali (classica, jazz, pop), di cinema e di teatro. E ciò che rende unico questo sito monumentale sono gli spalti, dai quali si ammira uno spettacolare panorama di tutto il territorio circostante, dalle isole al Vesuvio, dai Campi Flegrei ai monti del Matese.

Nel 2010, è stato allestito il Museo ‘Novecento a Napoli. Per un museo in progress’, con l’ intento di dare una visione il più possibile completa e rigorosa di quanto, nel corso di quasi un secolo, è accaduto nella cultura cittadina attenta alle grandi spinte di rinnovamento e al convulso succedersi di movimenti e poetiche caratteristico dell’arte dell’ultimo secolo. La collezione del museo è formata sia da opere di proprietà pubblica sia da donazioni degli artisti o degli eredi, e di prestiti a lungo termine ‘in comodato’ da parte di collezionisti, dimostrando la grande partecipazione con la quale la città ha creduto in questo progetto.

La presenza del Museo del Novecento ha consolidato la vocazione del Castello come centro di ricerca e sperimentazione: vi si svolgono incontri su temi e problematiche collegate alla cultura contemporanea e, dal 2011, è stato istituito il concorso internazionale per giovani artisti “Un’opera per il Castello” che premia il progetto artistico più meritevole e ne finanzia la realizzazione. Le opere site specific dei vincitori del Concorso, Daniela Di Maro, Rosy Rox, Gian Maria Tosatti, il collettivo Le Jardin, si inseriscono nella serie di installazione che artisti già affermati hanno realizzato per Castel Sant’Elmo, da Eugenio Giliberti a Giancarlo Neri, da Mimmo Paladino a Sergio Fermariello. Oggi il Castello è un punto di riferimento importante nella vita culturale della città e protagonista sulla scena contemporanea, non solo italiana, anche per l’attività di documentazione e produzione.

 

Saranno aperte al pubblico tutti i giorni (tranne il martedì: chiusura settimanale), alle ore 11 e alle ore 15, alcune delle suggestive celle dei monaci dove sono esposte numerose opere di arte contemporanea raccolte nel triennio 2002\2004, nel corso delle tre edizioni della rassegna  internazionale Le Opere e i Giorni, ideata e curata da Achille Bonito Oliva.

Alla manifestazione parteciparono circa cento artisti, lavorando nelle celle e creando per la Certosa i propri lavori, secondo le diverse attitudini ed espressioni artistiche, ispirati a tre temi prescelti: il Verbo, il Precetto e la Vanitas.  La rassegna era stata promossa dalla ex Soprintendenza per i beni architettonici e per il PPSAD di Salerno e Avellino, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Campania e della Provincia di Salerno, ed era parte degli Annali delle Arti, un progetto promosso dalla Regione Campania.

 

PERCORSO DI VISITA
CELLA 1:  Sol LeWit, Wall-drawing, 2004 - Robert Gligorov, Prey, 2003-Franz West e Tamura Sirbiladze, Invenzione, 2004.
CELLA 2:  Luca Maria Patella, De remediis utriusque fortunae, 2002 - Ousmane Ndiaye Dago, Femme Terre, 2004.
CELLA 3: Luigi Ontani, SanLorenzomARTIre'dapAdula, 2003 - Adrian Tranquilli, Hero, 2004.                         
CELLA 4: Alessandro Diaz de Santillana,Senza titolo, 2002 - Enzo Cucchi, Secco, 2004 - Alberto Garruti, Lastra d'oro, 2004 - Per Barclay,  Fonte, 2003.
CELLA 5: Giuseppe Zevola, La regola e l'eccezione,  2003 - Pietro Capogrosso, Nella misura in cui (due pannelli), 2004 - Federico Fusi,  Modulazione 29. Il mio impegno siete voi redenti dal sangue di Cristo, 2003-2004                    
CELLA 7: Dino Innocente, Lettere dalla memoria,  2002 e 2004 - Monica Biancardi, Santi, 2004,
CELLA 10: Luca Pancrazzi,La cura del selvatico, 2002 - Carlo Benvenuto, Senza titolo, 2003.                
CELLA 14: H.H. Lim,  La pazienza, 2002 - Renato Mambor,  Forma e contenuti, 2004.
CELLA 15: Jan Fabre, Sarcofago conditus,  2003 - Emilio Isgrò, Padrenostro delle formiche,  2004  - Mimmo Paladino e Toni Servillo, Non avrà un titolo,  2003 - Wainer Vaccari, Autoritratto allo specchio,  2004.

Ingresso  alla Certosa: € 4,00   
Orari: ore 11.00 e ore 15.00 – Punto di incontro: Chiostro grande, Cella n. 1.

La mostra VEDOVAMAZZEI si svolge nell’ambito delle attività di valorizzazione dell’arte contemporanea alla Certosa promosse dal Polo museale della Campania, nel solco dell’ attività dell’Associazione per l’arte e la cultura contemporanea Il Rosaio impegnata, dal 2012, a rilanciare la tradizione e la sperimentazione artistica contemporanea dell’isola di Capri.

Dopo l’esposizione dei disegni inediti di Enrico Prampolini (Prampolini, I taccuini capresi 1946-1948) nello scorso anno, l’associazione ha invitato vedovamazzei (Stella Scala e Simeone Crispino) a realizzare una serie di lavori ispirati alla cultura e alla storia artistica caprese.

I due artisti campani, che dal 1991 portano avanti una ricerca fondata sull’utilizzo di diversi media, dalla pittura alla fotografia e al video, dalla scultura oggettuale all’installazione ambientale, hanno realizzato per l’occasione un insieme di opere il cui fulcro è costituito da un vero e proprio progetto di trasfigurazione ambientale e percettivo di uno spazio della Certosa.

Le pareti della sala antistanti il bagno, a ridosso del Chiostro piccolo, saranno rivestite da una superficie di circa 16 mq. di maioliche dipinte a mano, sulle quali, come in enormi mosaici, compariranno le opere UN United Nothing e The most visited place ever. La prima opera riprende, ingigantendola, la scritta realizzata in un bagno pubblico di Sarajevo nel 1994 da un soldato in forza al contingente di pace delle Nazioni Unite durante la guerra dei Balcani; la seconda, sotto la superficie di un delicato e anonimo paesaggio campestre è la rappresentazione ossessivamente ripetuta della casa nella campagna parigina in cui soggiornò per alcuni mesi del 1979, a ridosso del ritorno in Iran, Ruhollah Khomeini e che divenne meta di pellegrinaggio dei maggiori intellettuali francesi di quegli anni.

Entrambe le opere combinando elementi e linguaggi apparentemente lontani sono emblematiche della ricerca di vedovamazzei. Il ricorso a una tecnica tipica della tradizione caprese come quella della lavorazione a mano della maiolica se a prima vista sembra ricondurre l’elemento di riflessione politica intrinseco alle due opere all’interno di un ordine decorativo, agisce in realtà come elemento destabilizzante le attese dell’osservatore, restituendogli, con l’oggettiva gravità di un’illuminazione, il senso di un duplice e reiterato fallimento della politica, e più in generale della cultura occidentale nel nostro recente passato.

Altre opere sono esposte nella sala del Capitolo, lungo il fil rouge che lega le opere in mostra alla storia artistica caprese si colloca anche la scultura DeperoClavel che s’ispira a una famosa fotografia scattata a Capri nell’estate del 1917. La foto ritrae Fortunato Depero e Gilbert Clavel – protagonisti di una indimenticabile stagione creativa sull’isola nell’estate di quell’anno – che mimano una sorta di balletto meccanico ‘indossando’ due curiosi oggetti, un cavalletto in legno e un imbuto. Il profilo dei due oggetti, debitamente reinterpretato, è disegnato su una superficie di cemento dando vita così a una sorta di bassorilievo su cui è immortalata la loro impronta.

L’allusione a un mondo meccanizzato e a un processo d’ibridazione tra uomo e cosa, tipico della ricerca deperiana, ripresa da vedovamazzei sembra indicarci come anche l’oggetto d’uso comune, investito di una memoria culturale, finisca per acquisire una vita interna propria e una carica enigmatica trascendente la presenza dell’uomo e l’uso da parte dell’artista.

Tra le altre opere in mostra, una scultura oggettuale in cui i due artisti scelgono d’intervenire pittoricamente sulla superficie di un ombrellone da spiaggia dipingendo due nudi maschili ispirati alla memoria del conte Jacques Fersen e alle immagini del fotografo tedesco Wilhelm Von Gloeden;  una serie di tre disegni che formano un’opera dal titolo We pimp hard movie, immaginario film a luci rosse, ridotto ai titoli di testa e coda, alla superficie impenetrabile della sua prima e ultima immagine raffigurante una doppia finestra colta dall’esterno in due diverse ore della giornata, e a tutto il tempo che scorre in mezzo a questi due momenti.

La mostra, promossa dall’Associazione per l’Arte e la Cultura Contemporanea Il Rosaio con il Polo Museale Regionale della Campania, è realizzata grazie al sostegno dell’Istituto Banco di Napoli - Fondazione e si avvale del patrocinio della Città di Capri e del Matronato della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee – Museo Madre.  La mostra e' a cura di Gianluca Riccio.
In occasione della mostra verrà pubblicato il primo dei Quaderni de Il Rosaio dedicato all’opera di vedovamazzei dalle edizioni Editoriale Scientifica.

 

Sede: Certosa di S. Giacomo –Via Certosa 80073, Capri (NA)
Tel.: 081 8376218
Orari: dal martedì alla domenica 9,00 – 14,00; lunedì chiuso
Ingresso Certosa: 4 euro
Catalogo con un testo di  Gianluca Riccio

Ufficio stampa  a cura de Associazione per l’Arte e la Cultura Contemporanea Il Rosaio – tel. +393487232239  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. / Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. / www.associazioneilrosaio.com

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2015 verra' inaugurata al Museo di San Martino la mostra "POMPEO CARAFA (NAPOLI 1827-1895): UN RAFFINATO DESIGNER PER LE TAVOLE REALI".

A seguito della recente donazione Droandi Carafa al Museo di San Martino, verrà esposta una selezione significativa di testimonianze e memorie personali  della famiglia Carafa.  La ricca collezione, donata al museo pochi mesi or sono, si compone di ventagli, al bum di disegni, miniature, piatti in maiolica, ma soprattutto disegni e progetti per piatti  sia di parata che di portata ideati e realizzati da Pompeo Carafa di Noja (Napoli 1827-1895), protagonista della vita di corte al tempo dei Savoja. Egli ricoprì il ruolo di cerimoniere del re, dagli anni Sessanta dell’Ottocento  fino  alla fine del secolo.  

In questa esposizione sono messi in risalto un nucleo di diciotto piatti di maiolica ispirati a tematiche e soggetti che rielaborano modelli della manifattura cera mica dell’Italia centrale tra Cinquecento e Seicento (Urbino, Gubbio e Castelli), documentando un’incessante attività svolta nelle fornaci di Palazzo Reale dove Pompeo Carafa realizzava i prodotti ceramici.

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